CASTELLUCCI EARLY 60s

Restauri
La bici del Ciocio nasce da una vecchia Castellucci senz’arte ne parte, se non fosse stato per il risibile prezzo d’acquisto probabilmente sarebbe finita in pasto al termo compattatore.
Ma il Ciocio ci vede qualcosa e la sottopone alle cure di Ruggine.
Troppo imbastardita nel tempo per un restauro conservativo, si decide di tirarla a lustro e montarla a piacere per un uso comodo e distinto in città: curati telaio, guarnitura e le ruote in ferro con tanto, tanto olio di gomito, si aggiungono un po’ di dettagli, parafanghi, la fanaleria, pedali sportivi d’antan anch’essi in ferro, carter in acciaio inox, sella Brooks B17 rigorosamente usata, ma soprattutto la borsa in cuoio realizzata da Manifatture Pico per Ruggine, splendido artigiano in Forlì.
Il risultato è un perfetto mix dove i pesanti segni del tempo contrastano con la cura dei dettagli, in poche parole: nostalgia, comfort e stile.
Una nota su Leo Castellucci, professionista forlivese nel ciclismo italiano del dopoguerra:
“Per la sua intraprendenza, le ottime doti di scalatore, ed un più che buono senso tattico, Gino Bartali lo segnalò alla Legnano e, con quella maglia, Leo Castellucci passò al professionismo nel 1948. Nella massima categoria rimase cinque anni, assolvendo positivamente il ruolo di gregario al servizio di Bartali (Legnano), Volpi e Schaer (Arbos), Martini (Welter). Partecipò a quattro Giri d’Italia: 1948 (29°), 1949 (ritirato), 1950 (30°), 1952 (72°). A livello personale, ottenne numerosi piazzamenti e due vittorie: nel Trofeo Cirio a Napoli (1949) e nella tappa di Alleghe del Giro delle Dolomiti (1950). Lasciò il ciclismo nel 1952, ma rimase vicino allo strumento amato, aprendo un negozio di cicli che ha condotto fino alla pensione.
(fonte 
http://www.museociclismo.it/content/articoli/10843-Leo-Castellucci/index.html)
Venduta

SEGUI I RACCONTI DI RUGGINE

Iscrivendoti alla nostra Newsletter rimarrai sempre aggiornato sulle novità, sui modelli e sulle attività

Sito realizzato da Adrias Online